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lunedì 23 maggio 2011

"TREDICI" NEGATO DA 30 ANNI. "LA MIA FAMIGLIA È ROVINATA"

ROMA - La VII sezione civile del Tribunale di Roma ha incardinato il procedimento con il quale dovrà vagliare la richiesta di risarcimento danni presentata da Martino Scialpi, 59enne commerciante di Martina Franca (Taranto) che il primo novembre 1981 sbancò il Totocalcio con un '13' da poco più di un miliardo di lire (oggi, con la rivalutazione, varrebbe oltre 9 milioni di euro), ma non ha mai incassato la vincita.

La somma di denaro non è stata mai corrisposta perchè la titolare della ricevitoria smarrì la matrice della schedina. Nel 2004 una doppia perizia disposta dal gip del Tribunale di Bari ha accertato la falsità di un documento, inerente la cessione dell'attività di ricevitore da un proprietario all'altro e quindi del rilascio della concessione. La ricevitoria, secondo la denuncia di Scialpi, è dunque risultata abusiva e il Coni, che aveva l'obbligo di vigilanza, per responsabilità extracontrattuale dovrebbe pagare la vincita.

Nel corso del processo civile è spuntato un altro documento 'sospetto' che ha indotto lo scommettitore martinese a presentare un'altra denuncia per falso. Il Coni ha prodotto copia conforme del giudizio di revocazione del 22 gennaio 1988 diverso da un altro depositato nell'ambito di un procedimento penale a carico di due funzionari del Totocalcio di Bari, Rocco De Vivo e Mario Bernacchia. Il documento risulterebbe stampato su foglio intestato Coni Totocalcio Zona di Bari, con l'aggiunta di timbro, cancellature e assenza di punteggiatura in alcune parti.

"LA MIA FAMIGLIA E' ROVINATA" «Da 30 anni inseguo una vincita che doveva cambiarmi la vita e che alla fine me l'ha rovinata. C'è una sentenza del Tribunale di Taranto che ha attestato l'autenticità della schedina. Mi devono pagare, è un mio diritto». Martino Scialpi, il commerciante di Martina Franca a cui viene negata dal 1981 una vincita al Totocalcio di oltre un miliardo di lire, intende proseguire la sua battaglia legale.

Ora che il Tribunale civile di Roma ha avviato il procedimento nei confronti dei vertici del Coni, può tornare a sperare nel risarcimento danni, ma lo scommettitore non nasconde di avere grosse difficoltà economiche. «Ho speso - racconta - più di 400 mila euro, guadagnati con umile lavoro di commerciante in aree pubbliche, in perizie, spese legali, fotocopie, viaggi per seguire in mezza Italia le decine di cause contro il Coni, che continua a non adempiere ai suoi doveri al solo fine di non corrispondere la vincita. Se il Tribunale, come già dimostrano le carte, consacrerà il fatto che la ricevitoria era abusiva, scatteranno le responsabilità civili e penali dei singoli soggetti che hanno avuto un ruolo in questa vicenda».

Scialpi fa presente di essersi separato dalla moglie nel gennaio del 2008 e di non avere nemmeno i soldi «per pagare il mensile fissato dal Tribunale». «Anche la mia nuova compagna - aggiunge - ha impegnato tutti i suoi risparmi per aiutarmi e ora mi ritrovo senza soldi, senza lavoro e con migliaia di euro da pagare. Lo Stato deve risarcirmi».