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martedì 28 dicembre 2010

Strage nella masseria del Vibonese, sono quattro gli indagati per omicidio plurimo

Vibo Valentia, 28 dic. (Adnkronos/Ign) - Svolta nelle indagini sulla strage di Filandari, nel Vibonese, dove una famiglia di 5 persone, padre e quattro figli, è stata sterminata in una sparatoria avvenuta ieri in una masseria. Mentre nella tarda serata di ieri un artigiano di 44 anni, Ercole Vangeli, accompagnato dal suo avvocato, si è costituito autoaccusandosi del massacro, altre tre persone sono state individuate dai carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia come responsabili. Si tratta di parenti del reo confesso.

Al termine di una notte serrata di interrogatori, nei confronti di Ercole Vangeli e degli altri tre (il fratello Francesco Saverio Vangeli di 54 anni, il figlio di quest'ultimo Pietro, 23 anni, e il genero Gianni Mazzitelli, 30), è stato notificato un provvedimento di fermo emesso dalla Procura di Vibo Valentia. Gli autori erano stati individuati subito dai carabinieri come i presunti responsabili dell'efferato assassinio di Domenico Fontana e dei suoi quattro figli (Pasquale di 37 anni, Pietro di 36 anni, Emilio di 32 anni e Giovanni di 19 anni), avvenuto poco dopo le 17 in località Scaliti. I quattro accusati di omicidio plurimo sono residenti nella zona.
La Procura di Vibo Valentia oggi stesso avanzerà al gip la richiesta della convalida del fermo e l'adozione della misura cautelare in carcere. ''Le indagini tuttavia -ha precisato il capo dell'ufficio- non sono terminate''.
Ercole Vangeli durante l'interrogatorio notturno si è assunto la responsabilità dell'assassinio sottolineando di aver agito da solo. Alla base del gesto, confessato davanti al pm Michele Sirgiovanni, ci sarebbe stato l'esasperazione dovuta a taglio di alberi e pascolo libero nei suoi terreni da parte della famiglia Fontana, che in passato gli ha causato qualche danno.
Diverse volte Vangeli, descritto come una persona tranquilla, dedita al lavoro e alla famiglia, si era lamentato dell'invasione degli animali sul suo terreno. Aveva presentato quattro denunce per danneggiamenti di modesta entità negli ultimi quattro anni senza mai avanzare però sospetti espliciti contro la famiglia Fontana. Ieri sera ha telefonato l'avvocato Domenico Talotta, ex sindaco di Filandari (oggi consigliere di minoranza) chiedendogli di raggiungerlo per accompagnarlo in caserma. Lì ha vuotato il sacco dicendo di essere stanco di subire i soprusi della famiglia Fontana. Non ha però fatto cenno ai suoi complici.
I carabinieri, comunque, una volta ascoltato Vangeli e dietro i dovuti accertamenti, si sono fatti un'altra idea avanzando l'ipotesi che dovevano essere almeno due gli autori della strage visto che sono state usate due pistole. Ed è così che si è arrivati ai complici.
Per l'esattezza sono state usate una calibro 9x21 che Ercole Vangelo ha consegnato alle forze dell'ordine, e una calibro 7,65 trovata nell'abitazione del fratello Francesco Saverio. Gli assassini sarebbero stati tutti presenti sulla scena del delitto e hanno sparato almeno 40 colpi (è il numero dei bossoli ritrovati). A dare indicazioni molto utili agli investigatori, riscontrate in tempo reale, è stato un romeno aiutante della famiglia Fontana nella masseria.
Il ricorso alla violenza per risolvere i problemi ''sembra un copione dell'800 per chi non è di Vibo, ma qui è un fenomeno all'ordine del giorno. Mai però si era verificato tutto ciò, un intero nucleo familiare sterminato'', ha detto il procuratore di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo durante la conferenza stampa in cui sono stati illustrati i dettagli delle indagini.
Il numero elevatissimo di proiettili e il sangue in mezzo ai corpi (Fontana e due dei figli sono stati trovati fuori, vicino al Fiat Punto nera, mentre altri due erano nella masseria. Emilio non era ancora morto: è deceduto subito dopo l'arrivo dell'ambulanza), ha portato il procuratore Spagnuolo, a definire la scena "un teatro apocalittico".