LIONE - «Non ci sono dubbi, è un suicidio»: stenta a credere alle sue stesse parole il procuratore della Repubblica di Lione, nell'annunciare che a togliersi la vita, gettandosi dalla finestra di casa, è stataLalita, una bambina di nove anni. È «un caso rarissimo», dicono gli psicologi. Impressiona la determinazione della piccola, affetta da diabete cronico, che prima di uccidersi ha scarabocchiato su un foglio le sue intenzioni. Il dramma è avvenuto ieri sera a Pierre-Benite, un piccolo comune vicino aLione, nel centro della Francia. La bambina si è lanciata nel vuoto dalla finestra della sua cameretta, al quinto piano del palazzo in cui abitava con la sua famiglia. Subito portata all'ospedale in condizioni disperate, è morta nella notte. Lalita aveva il diabete cronico, una malattia che la tormentava da sempre e che la costringeva a una dieta ferrea. La disperata decisione di uccidersi è arrivata dopo una lite con la baby-sitter: «la donna l'aveva sgridata sulla dieta e sul fatto che mangiava troppe caramelle». Lalita, disperata come un'adulta, ha anche scritto su un foglio le sue intenzioni prima di passare all'atto: «qualche parola da bambina - spiega il procuratore - scarabocchiata su un pezzo di carta proprio prima di buttarsi giù». Quelle «parole di bambina» - continua il magistrato - «dicono che lei non ne poteva più e che si sarebbe buttata di sotto. È un fatto tragico e molto raro». «I suicidi di bambini sono episodi eccezionali - sostiene Michel Debout, psichiatra e presidente di un'associazione per la prevenzione del suicidio - meno di cinque casi all'anno. C'è anche un problema di interpretazione del gesto. C'è chi pensa che per suicidarsi bisogna avere la coscienza di essere mortali. Da bambini il confine fra la volontà di morire e il gesto impulsivo dovuto a una situazione difficile da accettare è molto fluido».
I familiari sono sprofondati nella tragedia. Continuano a ripetere che non c'era proprio niente che potesse far pensare che Lalita rischiava di compiere un gesto del genere. Frequentava la quarta e partecipava sempre alle attività del doposcuola. Era stata eletta rappresentante dei bambini nel consiglio municipale ed amava molto la danza. Era l'ultima di tre sorelle e tutti, nel quartiere, la descrivono come una bambina «piena di vita» e «dinamica». Tutti sono vicini ai genitori e alle sorelle di Lalita, a cominciare da Serge Tarassioux, il sindaco: «a questa famiglia è successo quanto di peggio possa accadere. È un dolore immenso che coinvolge tutti, parenti, amici, tutto il paese. Pierre-Benite è sotto shock». Sia a scuola sia in paese, sono stati inviati psicologi per stare vicino a familiari e compagni di scuola della bambina. Stamattina, i bambini che erano in quarta con lei hanno deposto orsacchiotti di peluche, piccoli ricordini e disegni, soprattutto tanti cuori, colorati, davanti al portone di scuola: «alla mia amica - si legge su uno dei foglietti - ci mancherai. Che Dio ti protegga».
I familiari sono sprofondati nella tragedia. Continuano a ripetere che non c'era proprio niente che potesse far pensare che Lalita rischiava di compiere un gesto del genere. Frequentava la quarta e partecipava sempre alle attività del doposcuola. Era stata eletta rappresentante dei bambini nel consiglio municipale ed amava molto la danza. Era l'ultima di tre sorelle e tutti, nel quartiere, la descrivono come una bambina «piena di vita» e «dinamica». Tutti sono vicini ai genitori e alle sorelle di Lalita, a cominciare da Serge Tarassioux, il sindaco: «a questa famiglia è successo quanto di peggio possa accadere. È un dolore immenso che coinvolge tutti, parenti, amici, tutto il paese. Pierre-Benite è sotto shock». Sia a scuola sia in paese, sono stati inviati psicologi per stare vicino a familiari e compagni di scuola della bambina. Stamattina, i bambini che erano in quarta con lei hanno deposto orsacchiotti di peluche, piccoli ricordini e disegni, soprattutto tanti cuori, colorati, davanti al portone di scuola: «alla mia amica - si legge su uno dei foglietti - ci mancherai. Che Dio ti protegga».