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venerdì 14 gennaio 2011

L'inutile sms: "Mary, non andare"

Vittima dei clan era padre di cronista

"Ho mandato a Mary moltissimi sms. È sconvolta, capisco, non vuole parlare con nessuno". Marilicia Salvia è il caporedattore della sezione "Grande Napoli", le pagine che il quotidiano "Il Mattino" dedica alle grandi città che circondano il capoluogo. La giornalista ricostruisce la serata di giovedì, quella in cui il destino ha disegnato un intreccio da tragedia greca. Mary Liguori, 25 anni, collaboratrice de "ll Mattino" da San Giorgio a Cremano ha scoperto che il padre Vincenzo era stato assassinato a 57 anni, vittima innocente in un agguato di camorra, solo quando è arrivata sul posto per fare il suo lavoro di cronista.
La Salvia mette insieme il racconto di un incubo a occhi aperti: "Ho ricevuto la segnalazione di due morti per un agguato di camorra a San Giorgio a Cremano dalla sala stampa della Questura di Napoli. Ho subito attivato Mary Liguori, nostra collaboratrice molto attiva sui fatti di cronaca in quel territorio". Sembra una procedura di routine; ma dopo un po’ la tremenda scoperta.

Continua la caporedattrice: "Dopo circa mezz’ora mi hanno richiamato dalla sala stampa per dirmi che una delle vittime era il padre di Mary. Ho rifatto il numero del suo cellulare, la mano mi tremava. Mary ha risposto, le ho detto di non andare più sul posto dell’omicidio, lei mi ha risposto: 'Sì, sì, va bene' e ha riattaccato. Aveva già scoperto tutto".

La camorra torna a farsi sentire, seppur indirettamente, nella redazione di via Chiatamone. La memoria non può non tornare al 23 settembre 1985. La camorra uccise uno dei più giovani collaboratori de "Il Mattino", Giancarlo Siani, 26 anni.

Marilicia Salvia ha iniziato a lavorare per "Il Mattino" proprio con Siani, nella piccola sede di Castellammare di Stabia, e parla così di quegli anni: "Era una camorra di clan potenti, pronti a farsi la guerra per il controllo del traffico di droga e degli appalti. Eppure prima della morte di Giancarlo Siani non avevamo la sensazione che anche noi giornalisti fossimo parte della guerra. Pensavamo di raccontarla e basta. Non avevamo capito".

Infine Marilicia Salvia vuole lanciare una speranza: "Parlerò con Mary, le dirò di continuare a fare questo lavoro. Proprio lei, distrutta dall’assassinio del padre, può dare un impegno civile che è la sostanza del nostro lavoro. Spero tanto che Mary trovi questa forza".