Ferrara, operaio aveva testa fratturata
I carabinieri hanno identificato e fermato il responsabile della morte di Filippo Zambelli, 38 anni, l'operaiodeceduto sabato mattina all'ospedale Sant'Anna di Ferrara dove era stato ricoverato dopo essere stato trovato con la testa fratturata mercoledì notte all'esterno della discoteca e circolo Arci Renfe. Al vaglio dei militari anche la posizione di altre persone presenti al momento dei fatti. Lunedì sarà eseguita l'autopsia.
Le condizioni di Zambelli erano peggiorate venerdì sera e sabato è stato dichiarato il decesso; i genitori hanno dato il consenso per la donazione degli organi.
Fin da subito gli inquirenti del comando provinciale dei carabinieri di Ferrara avevano ipotizzato che dietro la morte dell'operaio non ci fosse un incidente. Le ferite riportate nella parte superiore della testa e le lesioni cerebrali indicavano un trauma gravissimo, sommato a un'ecchimosi attorno a un occhio: un quadro ritenuto difficilmente compatibile con una caduta rovinosa.
Così sono state raccolte il maggior numero di testimonianze possibili per capire cosa fosse successo dopo che Zambelli era uscito dal circolo, quella notte alle 3.30, poco prima della chiusura, e ha ruotato attorno alla testimonianza dell'amico che si trovava con lui. Entrambi furono invitati ad allontanarsi dal locale dopo un diverbio all'interno. Lo stesso amico - avevano riferito i gestori del locale - si era ripresentato poco dopo chiedendo aiuto per Zambelli, che era gravemente ferito a poca distanza dal locale. Gli investigatori hanno subito cercato di individuare le persone che quella notte si trovavano all'esterno del Renfe, e ancora sabato avevano invitato chiunque potesse fornire elementi utili per le indagini a farsi vivo.
Il presunto responsabile della morte è stato identificato sabato notte e sottoposto a fermo di indiziato di delitto.
Zambelli, operaio in una ditta di Minerbio (Bologna) che lavora materiale plastico, due figlioletti di 4 e 10 anni, avuti da due diversi rapporti sentimentali, frequentava solo saltuariamente il circolo. Il fratello Gianluca ha dichiarato: "Me lo hanno ammazzato di botte, e tutto questo solo perche' si e' trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato".
Così sono state raccolte il maggior numero di testimonianze possibili per capire cosa fosse successo dopo che Zambelli era uscito dal circolo, quella notte alle 3.30, poco prima della chiusura, e ha ruotato attorno alla testimonianza dell'amico che si trovava con lui. Entrambi furono invitati ad allontanarsi dal locale dopo un diverbio all'interno. Lo stesso amico - avevano riferito i gestori del locale - si era ripresentato poco dopo chiedendo aiuto per Zambelli, che era gravemente ferito a poca distanza dal locale. Gli investigatori hanno subito cercato di individuare le persone che quella notte si trovavano all'esterno del Renfe, e ancora sabato avevano invitato chiunque potesse fornire elementi utili per le indagini a farsi vivo.
Il presunto responsabile della morte è stato identificato sabato notte e sottoposto a fermo di indiziato di delitto.
Zambelli, operaio in una ditta di Minerbio (Bologna) che lavora materiale plastico, due figlioletti di 4 e 10 anni, avuti da due diversi rapporti sentimentali, frequentava solo saltuariamente il circolo. Il fratello Gianluca ha dichiarato: "Me lo hanno ammazzato di botte, e tutto questo solo perche' si e' trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato".