Roma: intervista a Cristiano, colpito da un casco durante le manifestazioni studentesche
Ha rilasciato un’intervista Cristiano Ciarrocchi, il ragazzo colpito da un casco durante gli scontri a Roma degli scorsi giorni. Si dichiara: “Colpito, scioccato da quello che mi è successo”. Ricordiamo come Cristiano, durante i recenti tafferugli fra universitari e polizia nel giorno del voto di fiducia algoverno Berlusconi, sia stato colpito in piena testa con un casco, ma non dalla polizia: da un suo stesso compagno di manifestazione, Manuel De Santis. Cristiano era stato subito ricoverato in ospedale e adesso ha raccontato la paura di quei momenti terribili.
Cristiano Ciarrocchi, lo studente colpito in testa con un casco lo scorso 14 dicembre, giorno del voto di fiducia al governo Berlusconi, ha paura di tornare a manifestare: passerà molto tempo prima che abbia il coraggio di tornare in piazza. E a chi gli chiede se vuole incontrare Manuel De Santis (pare che il ragazzo che lo ha colpito voglia un incontro per scusarsi del gesto), risponde:“Vorrei guardarlo in faccia, capire perché lo ha fatto. Ho saputo dai giornali che ha cercato di contattare la mia famiglia, ma ancora non si è fatto vivo. Mi piacerebbe molto avere un confronto con questa persona, parlare fa sempre bene”.
Ma poi Cristiano aggiunge anche che non è ancora pronto a perdonare il suo aggressore: l’ematoma cerebrale e la frattura dello zigomo sono ancora troppo recenti. Senza dimenticare lo stress psicologico a cui è stato sottoposto: per ilperdono ci sarà tempo in futuro. Anche se vuole sapere il motivo dell’insano gesto, di cui non riesce ancora a capacitarsi.
Cristiano poi spiega come secondo lui non ci fossero persone esterneinfiltrate nella manifestazione, pronte a creare tensioni e violenza: c’erano tanti gruppi organizzati, ma erano quasi tutti studenti, precari dell’università, disoccupati, terremotati dell’Abruzzo. Inoltre pare che sia rimasto impressionato dalla reazione del web, che ha permesso di identificare subito l’aggressore. E non può fare a meno di chiedersi come mai nessuno si prenda la briga di chiedersi il perchè di tanta rabbia durante queste manifestazioni.
Ma poi Cristiano aggiunge anche che non è ancora pronto a perdonare il suo aggressore: l’ematoma cerebrale e la frattura dello zigomo sono ancora troppo recenti. Senza dimenticare lo stress psicologico a cui è stato sottoposto: per ilperdono ci sarà tempo in futuro. Anche se vuole sapere il motivo dell’insano gesto, di cui non riesce ancora a capacitarsi.
Cristiano poi spiega come secondo lui non ci fossero persone esterneinfiltrate nella manifestazione, pronte a creare tensioni e violenza: c’erano tanti gruppi organizzati, ma erano quasi tutti studenti, precari dell’università, disoccupati, terremotati dell’Abruzzo. Inoltre pare che sia rimasto impressionato dalla reazione del web, che ha permesso di identificare subito l’aggressore. E non può fare a meno di chiedersi come mai nessuno si prenda la briga di chiedersi il perchè di tanta rabbia durante queste manifestazioni.