User-agent: Mediapartners-Google* Disallow: cronaca free: Stop del Cavaliere a Bossi sul voto

giovedì 23 dicembre 2010

Stop del Cavaliere a Bossi sul voto


Stop del Cavaliere a Bossi sul voto
Ma il Senatur: "A gennaio devi decidere"

Il leader del Pdl sorpreso dell'iniziativa della Lega contro Fini: "Costringe Casini a difenderlo". Sospetti su Tremonti: "E' lui che sta spingendo per andare alle elezioni"

ROMA - Il braccio di ferro tra Berlusconi e Bossi è solo rimandato a gennaio. Anche se il Cavaliere smentisce i retroscena che danno conto della sua crescente irritazione verso "il mio amico e alleato Umberto", ormai tra il premier e la Lega, che spinge per andare alle urne in primavera, è guerra di nervi. L'ultimo episodio che ha fatto saltare a Berlusconi la mosca al naso è stata la richiesta leghista di un dibattito parlamentare per sfiduciare il presidente della Camera. Una mossa che Gianfranco Fini giudica con i suoi "soltanto demagogica", mentre Andrea Ronchi sfida i leghisti a trovare "un solo atto che indichi una mancanza di imparzialità del presidente della Camera".

Non che il Cavaliere sia diventato improvvisamente amico di Fini, il fatto è che Berlusconi è stato colto alla sprovvista dall'iniziativa del Carroccio e non l'ha affatto presa bene. "Non ne sapeva nulla", confida Claudio Scajola. Nel Pdl ribollono umori neri a riguardo. E i più arrabbiati sono proprio gli uomini che credono possibile un riavvicinamento tra il Pdl e l'Udc. "Chiedendo ora le dimissioni di Fini - spiega preoccupato Gaetano Quagliariello - si ottiene solo un risultato: costringere Casini a difendere Fini, rafforzando la prospettiva del terzo polo". Maurizio Gasparri è ancora più drastico: "Non mi è sembrata un'idea molto intelligente, almeno potevano aspettare la fine del dibattito al Senato".

Ma, al di là della tempistica, è soprattutto il modo a insospettire lo stato maggiore del Pdl. E l'obiettivo nascosto: quello di alzare la tensione e arrivare al voto. È vero infatti che il capogruppo del Carroccio Marco Reguzzoni aveva preventivamente informato Fabrizio Cicchitto dei contenuti della conferenza stampa, ma ne aveva anche ricevuto una riposta negativa: "Riflettiamoci bene, quanto meno sarebbe meglio se aspettaste la chiusura del Parlamento". Niente da fare, d'accordo con Bossi i leghisti sono andati avanti da soli.
A Palazzo Grazioli "l'incidente" è stato oggetto di commenti pungenti da parte del premier. "È chiaro - si è sfogato - che vogliono portarci a votare". La sparata del Carroccio rischia infatti di pregiudicare l'altra operazione su cui Berlusconi si sta spendendo, quella del rientro di alcuni finiani rimasti nel Fli. "È evidente - osserva un ministro del Pdl - che molti di loro sono legati a Fini da un rapporto di lealtà personale e se vedono attaccato il proprio leader sono costretti a schierarsi di nuovo con lui". Insomma, un disastro. Che potrebbe impedire l'allargamento della maggioranza e quindi rendere impossibile la prosecuzione della legislatura. È stato dunque questo l'oggetto della discussione serale a Palazzo Grazioli tra il premier e la prima linea della Lega.

Berlusconi ha chiesto a Bossi di "pazientare ancora", per consentirgli di puntellare la maggioranza con nuovi ingressi. Ma Bossi ha posto un ultimatum: "Caro Silvio, a gennaio dobbiamo decidere. O trovi i numeri oppure si va a votare". L'intransigenza leghista spaventa e irrita il Cavaliere. Che mantiene un buon rapporto con Bossi, ma teme che dietro il gran capo leghista si muova un regista con altri obiettivi. Nelle conversazioni private di questi giorni il sospetto ricade sempre sul ministro dell'Economia: "È Giulio che sta pungolando Bossi per andare a votare". Questo stato d'animo nei confronti del ministro dell'Economia non può venire fuori in pubblico e Berlusconi è costretto ogni giorno a mordersi la lingua. Tuttavia ogni tanto qualche battutina gli scappa. Ieri a Palazzo Chigi, tagliando un enorme panettone di fronte ai dipendenti della presidenza del Consiglio, il Cavaliere non ha resistito: "Scusate, ho qualche difficoltà. L'unico esperto di tagli oggi non è presente".
 
(23 dicembre 2010)