Detenuto morto due anni fa,
rinvio a giudizio per 4 poliziotti
Accusa di omicidio preterintenzionale. La sorella: «Cadavere pieno di lividi e naso rotto: è stato picchiato»
ROMA - «Ora ci aspettiamo giustizia e che chi ha sbagliato paghi, anche se porta la divisa». Così Carmela, sorella di Stefano Brunetti, morto il 9 settembre 2008 dopo essere stato arrestato, commenta la richiesta di rinvio a giudizio per omicidio preterintenzionale nei confronti di quattro poliziotti del commissariato di Anzio (Roma) da parte della procura di Velletri.
«MIO FRATELLO PIENO DI LIVIDI» - «La legge - spiega Carmela Brunetti - deve essere rispettata non solo dai cittadini, ma anche dalle istituzioni. Mio fratello - ricorda - non era tossicodipendente, come ha scritto qualcuno, era pulito da due anni. Aveva problemi al fegato, ma non è morto per quello, come ha dimostrato l'autopsia. Dal primo momento che ho visto il suo cadavere ho detto subito che era stato ucciso, perchè era pieno di lividi ed aveva il naso rotto: era stato chiaramente picchiato». La procura, prosegue la donna, «ha fatto indagini approfondite e, finalmente, dopo più di due anni, si comincia a vedere qualcosa di positivo. Ora vogliamo che sia fatta giustizia e che i colpevoli paghino».
21 dicembre 2010