Fiumicino, operai bloccano nuovo porto
camion e betoniere davanti alla scogliera
I lavori per la faraonica struttura (costo 400 milioni di euro) sono sospesi. Trasportatori senza stipendio
L'ingresso al cantiere bloccato dai camionisti (Faraglia) |
Senza stipendi |
Camion e betoniere sulla scogliera (foto Faraglia) |
Per il lavoro che stanno eseguendo, aspettano il pagamento - circa 2 milioni di euro - dal Consorzio di Fiumicino, l’ impresa che, per conto della « Save Lavori marittimi» e dell’Acqua Marcia, sta costruendo l’infrastruttura i cui numeri sono imponenti. Ma Acqua Marcia precisa di avere «pagato tutte le spettanze alle società sub-appaltatrici, compresa la Save Lavori Marittimi che è in rapporto con il Consorzio dei trasportatori». E assicura: «Acqua Marcia anche se non interessata direttamente sta seguendo la vicenda per garantirne il buon esito».
AUTORIZZAZIONI BIPARTISAN - Il cantiere, oltre a impegnare investimenti per quasi 400 milioni, impiega circa 650 addetti coinvolti direttamente nella costruzione e ne coinvolgerà altri 2500 per la gestione della struttura e dei servizi collegati. Un progetto che ha avuto un consenso bipartisan, dopo un lungo iter approvativo passato per le giunte regionali guidate prima da Storace e Marrazzo. Dalla posa della prima pietra – a febbraio, con una cerimonia imponente alla quale parteciparono ministri e parlamentari – i lavori sono proseguiti spediti, sino allo stop di lunedì 20 dicembre, con il blocco del cantiere da parte dei camionisti.
Un'immagine della protesta (Faraglia) |
«SFRATTO» PER I PICCOLI ORMEGGI - E c’è anche la protesta dei proprietari - circa 200 – delle barche ormeggiate al porticciolo «Il Faro», destinato a sparire con la costruzione del nuovo approdo. Assieme ai gestori del piccolo imbarcadero, domenica 19, sotto l’occhio di polizia e carabinieri, hanno protestato davanti alla darsena di Fiumicino, issando striscioni e cartelli di protesta: «Il mare è di tutti e tutti hanno diritto al posto barca», «Vogliamo continuare a lavorare tutti». Il punto è che non è chiaro se e dove saranno ricollocati gli ormeggi. A rischio non ci sarebbero soltanto i 250 posti barca ma anche una decina posti di lavoro, quelli della cooperativa che gestisce l’ approdo che per bocca del presidente Donato Gemito chiede «la ricollocazione della nostra attività, come ci è stato promesso dal Comune».
20 dicembre 201
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